"La Pasticceria Val d'Agri" festeggia quarant'anni di attività
01/05/2021
Il percorso di Carmela, pasticciera di Villa d’Agri, all’insegna dell’amore per la vita e per il proprio lavoro.
Si nota nello sguardo di Carmela tutta la passione impiegata nei quarant’anni di attività, la gioia nell’essere arrivata a festeggiare tanti anni di lavoro intenso, senza mai arrendersi, senza battere ciglio, nonostante le diverse crisi economiche attraversate, non ultima quella legata alla pandemia. Il racconto di Carmela ci apre uno squarcio sulla situazione di estrema difficoltà in cui versano alcune categorie commerciali e produttive. Ci fa conoscere al contempo l’atteggiamento di positività e forza, ma anche di speranza, con cui molti hanno affrontato la grande crisi di questo periodo. Carmela è un esempio virtuoso di lavoro concreto e di successo della piccola cittadina di Villa d’Agri.
Come si è avvicinata al mondo dell’artigianato dolciario, com’è nata la sua passione?
Sono un’autodidatta, non ho frequentato una scuola di pasticceria. Ho seguito per pochissimo tempo un maestro in un laboratorio dolciario della città di Salerno, nel febbraio del 1981 quando avevo già deciso di avviare quest’attività di pasticceria. Questi anni sono stati un’avventura, ma sono stata felice e soddisfatta. Non ho avuto persone che mi hanno guidato o mi hanno sostenuto a livello professionale. Si trattava di un lavoro che non avevo mai fatto, seppur c’era nei miei sogni ed obiettivi quello di realizzarlo e di concretizzarlo. Così ho camminato da sola, facendo esperienza a mie spese. Mi sentivo predisposta per questo mestiere ed ho cominciato ad interagire con alcuni pasticcieri del nord, con le aziende dove acquistavo le materie prime. Frequentavo i corsi di aggiornamento organizzati da loro, aumentando man mano le mie conoscenze. Nel mio lavoro ci vuole amore, passione e tantissima pazienza. Il segreto è poi l’attenzione al prodotto, alle materie prime utilizzate che devono essere di qualità, ed al cliente per il quale ci deve essere tanta cura e disponibilità.
Se dovesse utilizzare un aggettivo per descrivere questi anni di lunga attività quale utilizzerebbe?
Tutti questi anni li ho trascorsi bene, non mi sono pesati nonostante le difficoltà. Ho cercato di affrontare qualsiasi problematica con pazienza. E’ una bella soddisfazione.
Lei è una donna imprenditrice, come ha conciliato attività e famiglia? Quali consigli darebbe alle donne di oggi?
Al primo posto ho messo sempre l’amore. Se si opera con questo sentimento, riesci a conciliare tutto. Nell’83 quando è nata la mia seconda figlia ho lavorato fino al giorno prima di metterla al mondo. Bisogna avere una forza dentro e un grande amore, per far sì che sia come donna che come chioccia della famiglia si riesca a conciliare gli impegni lavorativi con quelli personali. Ho lottato per trasmettere ai miei figli i valori importanti della vita. Certamente qualche rinuncia ho dovuto farla, penalizzando alcuni impegni legati alla famiglia. Si tratta di un lavoro artigianale di produzione che deve rispondere alle esigenze del cliente, pertanto in alcuni momenti è stato necessario optare per il lavoro, che era la priorità ed il pane quotidiano.
Mi racconta un aneddoto, di un evento a cui ha partecipato con la sua pasticceria, che ricorda in particolar modo?
In questi quarant’anni di attività ci sono stati tanti eventi curati dalla mia pasticceria. Tra tutti ricordo sicuramente con piacere la “festa del gelato” che abbiamo organizzato per due edizioni, poi è arrivata la pandemia. E’ stato un evento ideato da me in collaborazione con l’azienda che ci forniva le materie prime. Ricevere attestazioni di stima da parte dei clienti quotidianamente è la più grande soddisfazione ed il ricordo più bello.
I suoi figli lavorano con lei? Cos’ha fatto perché si appassionassero alla sua stessa attività?
Mio figlio Raffaele sta seguendo le mie orme. Inizialmente non aveva un grande interesse per la pasticceria, man mano ha compreso le esigenze della famiglia e l’investimento che abbiamo fatto in tanti anni di sacrificio. Ora si ritrova un complesso già avviato, negozio e laboratorio, pertanto pur rinunciando a parte della sua libertà ha voluto comportarsi responsabilmente e prendere le redini dell’attività. Non vedo in lui un amore passionale, lo dico sorridendo, ma c’è senz’altro una volontà decisa di continuare il percorso avviato da me.
Come ha vissuto questo periodo di crisi e di congiuntura negativa, scatenata dalla pandemia da Covid-19?
Ricordo diverse fasi critiche durante questo lungo percorso. La prima negli anni ’90, quando affrontammo una crisi economica, poi nel 2007 quando ci fu un boom di attività economiche, perciò il cliente cominciò ad avere più possibilità di scelta. Quella che stiamo attraversando è la più tragica. Abbiamo avuto 3 mesi di chiusura. Io però ho creduto che la situazione presto avrebbe ritrovato il suo equilibrio. Ho confidato moltissimo. Ho tenuto aperta l’attività, anche con incassi irrisori. Ho pensato che chiudendo il negozio il cliente avrebbe perso anche l’abitudine di recarsi in pasticceria. Non mi sono mai arresa, né sperato in benefici o in fondi regionali o governativi. Ho sempre sperato nelle mie forze, in quello che so fare e so dare.
Secondo lei ci sarà una ripresa dell’economia della nostra regione e dei nostri piccoli centri?
Sicuramente sì, anche se non nell’immediato. Dipende da noi e del nostro comportamento. Dobbiamo essere attenti perché questo virus non circoli più.
Oggi si fa tanto per valorizzare il mondo dell’artigianato tradizionale, secondo lei ci sarà un ritorno agli antichi mestieri? I giovani ritorneranno ad appassionarsi ad essi?
Per ciò che concerne il mio settore, un compito importante ce l’hanno i maestri di pasticceria, che quando accolgono i giovani nei loro laboratori devono farli appassionare al mestiere e trasferire in loro non solo le competenze artigianali. I giovani vanno coccolati ed accompagnati nel loro percorso. Molti dei ragazzi che hanno lavorato con me hanno successivamente intrapreso percorsi imprenditoriali propri. Con loro ho sempre creato un bel rapporto. Ed oggi ancora mi sono grati per l’esperienza che gli ho trasferito, non solo a livello professionale ma anche umano. E’ un grande orgoglio per me.